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Dismorfofobia

Dismorfofobia

Il termine dismorfofobia, derivato dalla parola greca “dismorfia” che significa deformità,  fu coniato nel 1886 da Morselli, per descrivere “una sensazione soggettiva di deformità o di  difetto fisico, per la quale il paziente ritiene di essere notato dagli altri, nonostante il suo  aspetto rientri nei limiti della norma”.

La caratteristica fondamentale di questo disturbo non è una fobia ma un disturbo dell’immagine corporea.

L’elemento peculiare di tale disturbo è la preoccupazione per un difetto nell’aspetto fisico che può essere totalmente immaginario, oppure, se è presente una reale piccola anomalia fisica, la preoccupazione della persona è di gran lunga eccessiva.

 

CRITERI DIAGNOSTICI

Secondo il Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali (DSM IV-TR, 2005) dell’American Psychiatric Association i criteri per porre diagnosi di Disturbo di Dimorfismo Corporeo sono:

A) preoccupazione per un supposto difetto nell’aspetto fisico. Se è presente una piccola anomalia, l’importanza che la persona le dà è di gran lunga eccessiva.

B) la preoccupazione causa disagio clinicamente significativo oppure menomazione nel funzionamento sociale, lavorativo, o in altre aree importanti.

C) la preoccupazione non risulta meglio attribuibile ad un altro disturbo mentale (l’insoddisfazione riguardante la forma e le misure corporee nell’anoressia nervosa).

E’ importante sottolineare che una distorsione dell’immagine  corporea si verifica anche in altri disturbi mentali come l’Anoressia Nervosa e il Disturbo dell’Identità di Genere : in queste situazioni cliniche non  si dovrebbe porre diagnosi di Disturbo di Dismorfismo Corporeo o Dismorfofobia che, inoltre, deve  essere distinto dalla normale attenzione verso il proprio aspetto che tutti hanno.

DESCRIZIONE DEL PROBLEMA

La localizzazione delle presunte deformità fisiche può interessare sostanzialmente tutte le  parti del corpo e, in particolare, seguendo un ordine di frequenza decrescente:

  • pelle
  • peli e capelli
  • naso e occhi
  • gambe e ginocchia
  • mammelle e capezzoli
  • pancia, labbra, struttura corporea e volto
  • organi genitali, guance, denti ed orecchie
  • mani, dita, braccia e gomiti
  • natiche e piedi
  • spalle, collo e sopracciglia

 

La gran parte dei soggetti con questo disturbo sperimenta un grave disagio per la supposta deformità, descrivendo spesso le proprie preoccupazioni come “intensamente dolorose”, “tormentose”, o “devastanti”. Come conseguenza, essi spesso passano molte ore al giorno a pensare al loro “difetto” e a come porvi rimedio al punto che questi pensieri possono dominare la loro vita. I sentimenti di  vergogna per il proprio “difetto”, possono portare all’evitamento delle situazioni di lavoro, scuola o di contatto sociale. Queste persone inoltre mettono in atto vere e proprie compulsioni allo scopo di esaminare, migliorare o nascondere il presunto difetto.

 

I comportamenti più frequentemente associati alla Dismorfofobia sono i seguenti:

  • evitamento di superfici riflettenti oppure ripetuti controlli allo specchio;
  • camuffamenti (con il trucco, l’abbigliamento ecc…);
  • ritiro sociale;
  • aggressività;
  • condotte auto-mutilanti;
  • acquisto compulsivo di prodotti di bellezza o di abiti;
  • “Skin picking” (“pulizia impropria” della cute del volto attuata mediante lamette, aghi, forbici etc.; l’uso di tali strumenti spesso provoca gravi lesioni emorragiche, infezioni, cicatrici ecc…);
  • “Doctor shopping” (ricorso continuo a consulenze con svariati professionisti, specialmente dermatologi, chirurghi estetici… affinché essi mettano in atto gli interventi estetici che il paziente pretende allo scopo di migliorare i suoi presunti difetti fisici);
  • ricerca continua di informazioni relative al presunto difetto fisico ed a tutte le possibili modalità correttive.

 

TRATTAMENTO

Ovviamente l’intervento di chirurgia estetica tanto bramato dalle persone affette da questo disturbo non sarebbe in alcun modo di aiuto: il problema è all’interno, cambiare all’esterno non risolverà niente, anzi! Nel peggiore dei casi la persona troverà il risultato ancora più orribile, nel migliore dei casi il problema si sposterà in un’altra parte del corpo.

Il trattamento di riferimento è la psicoterapia, l’approccio terapeutico cognitivo-comportamentale è quello che risulta essere maggiormente efficace e sarà volto essenzialmente a modificare la percezione distorta di sé chiarendo quali devono essere i limiti entro i quali l’aspetto fisico può influenzare la considerazione di se stessi; sarà utile inoltre aiutare il paziente ad esporsi alle situazioni temute (ad esempio evitando i camuffamenti) e a ridurre progressivamente i comportamenti ripetitivi (controlli allo specchio, richiesta di rassicurazione ecc…).

In alcuni casi è opportuno affiancare alla terapia psicoterapeutica una terapia farmacologica: il trattamento farmacologico verte essenzialmente sull’impiego di farmaci ad attività serotoninergica (SSRI) e, nei casi più gravi in cui il paziente non ha assolutamente consapevolezza della propria malattia, sarà utile ricorrere a farmaci antipsicotici.

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Autismo: sintomi precoci

Autismo: sintomi precoci

L’autismo è un disordine che appare nella prima infanzia e causa deficit in molte aree fondamentali dello sviluppo come imparare a parlare e interagire con le persone. I sintomi dell’autismovariano molto, ma sono comunque riconducibili a queste tre aree:

  • Abilità Sociali – la difficoltà nell’interazione sociale è il segno distintivo dell’autismo. Può sembrare che i bambini siano disinteressati alle altre persone e all’ambiente circostante, appaiono chiusi nel loro piccolo mondo, presentano molte difficoltà nel condividere le emozioni, fare amicizie e nel comprendere ciò che gli altri pensano e provano.
  • Comunicazione – l’autismo crea problemi nella comunicazione verbale e non verbale. Il linguaggio parlato è spesso deficitario e, anche quando i bambini autistici sono in grado di parlare, hanno spesso difficoltà nel dialogare liberamente e spesso presentano modalità di linguaggio bizzarre e ripetitive, espressioni facciali e gesti inappropriati, difficoltà nella comprensione.
  •  Comportamenti ripetitivi – i bambini autistici spesso intraprendono comportamenti ripetitivi e “stereotipati” e manifestano interessi molto ristretti. I movimenti corporei ripetitivi  o i comportamenti auto-stimolanti come il battere le mani e dondolarsi sono piuttosto comuni. (Continua a leggere…)
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Mio figlio non sta fermo e si distrae. Ha l’ADHD?

Mio figlio non sta fermo e si distrae. Ha l’ADHD?

Come fare a capire se nostro figlio ha un disturbo da deficit di attenzione e iperattività? Per prima cosa occorre osservare il bambino nei diversi ambiti della sua vita (a scuola, a casa, mentre fa i compiti, mentre gioca, mentre guarda la TV, etc.). I sintomi dell’ADHD  sono aggravati da situazioni o compiti:

  • che richiedono un impegno prolungato;
  • che non sono supervisionati;
  • in cui il bambino da solo deve organizzare e pianificare l’attività;
  • in cui il bambino deve inibire risposte impulsive dettategli da stimoli esterni. Continua a leggere…
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Vigoressia: quando il fitness diventa ossessione

Vigoressia: quando il fitness diventa ossessione

Con il termine di  Bigoressia (terminecomposto dall’inglese big “di grandi dimensioni, grosso” e oressia dal greco óreksis “senso dell’appetito”),Vigoressia o “Sindrome di Adone”, si intende la tendenza ossessiva ad avere un fisico perfetto.

Si tratta di una vera e propria dismorfia muscolare, ovvero una preoccupazione cronica di non essere sufficientemente muscolosi associata a una percezione distorta delle reali caratteristiche fisiche.  Continua a leggere…

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I sintomi del digiuno e dell’astinenza di cibo

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Una marcata perdita di peso e una  restrizione dietetica calorica (cioè un persistente introito calorico inferiore al dispendio energetico) persistente può verificarsi non solo in persone con disturbi dell’alimentazione, ma anche in persone che soffrono di patologie quali allergie, intolleranze, problematiche varie all’apparato digerente e che devono di conseguenza modificare la propria dieta, spesso restringendo drasticamente le calorie ingerite quotidianamente. Continua a leggere…

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Internet può diventare una droga? Crescere un figlio nell’era digitale

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Dopo il riconoscimento, risalente alla scorsa primavera, della Dipendenza da internet come possibile disturbo mentale, grazie anche alla sua inclusione nella sezione 3 del DSM-V  (la quinta edizione del manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali), molti genitori si mostrano preoccupati per quello che individuano come un uso eccessivo del computer… continua a leggere

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